Dalle sciagure “avvertimento”, come quella di Smolensk, alla 
pianificazione degli eventi mediatici destinati a deviare l’attenzione 
dell’opinione pubblica mondiale. Con due progetti nell’armiere: 
l’eliminazione di Barack Obama ed il progressivo impoverimento del ceto 
medio, “reo” di voler contestare le scelte delle e’lites finanziarie 
sulle sorti del mondo. Ecco l’allucinante report da Bilderberg 2010. 
La notizia arriva dalla Germania e comincia a circolare intorno ai 
primi di aprile, quando i media vicini al fondatore di Movisol 
(Movimento internazionale per i diritti civili e solidarieta’) Lyndon 
Larouche la rilanciano in rete: il piano per far scomparire dalla scena 
politica mondiale Barack Obama sarebbe gia’ pronto. In discussione e’ 
l’eliminazione fisica in stile John Kennedy (affidata, come sempre, allo
 “squilibrato” di turno), o l’atterramento politico, di quelli che non 
danno scampo e non conoscono vie di ritorno.
Nella foto: un’ immagine dell’incidente aereo a Smolensk
Chi ne fa cenno per primo alla Voce e’ il giornalista d’inchiesta italiano Claudio Celani, da sempre residente a Berlino e primo fra i collaboratori dei periodici facenti capo al gruppo LaRouche, con sedi ed aderenti in tutto il mondo. Un personaggio piu’ che discusso, il “guru” dell’economia planetaria, cui viene pero’ riconosciuta una preparazione non comune nell’interpretare per primo le mosse sullo scacchiere internazionale ed una preveggenza dei fatti della storia piu’ volte comprovata dai successivi accadimenti.
Classe 1922, un passato giovanile nelle fila dei trotskisti, Lyndon 
discende da quei primi padri pellegrini che fondarono le basi dei 
moderni Stati Uniti. Alla sua corrente di pensiero si deve gran parte 
delle ipotesi sul “Nuovo Ordine Mondiale”, gli assetti verticistici di 
predominio planetario che da anni costituirebbero il disegno occulto di 
pochi “grandi della terra”. Un’e'lite economica – assai piu’ che 
politica – dalla quale per la prima volta sarebbero oggi escluse le 
linee politiche di Obama e, in una parola, lo stesso presidente Usa. 
Su “Alerti” del 15 aprile scorso, il bollettino periodico del 
Movimento, Larouche avverte: i britannici, dopo essersi serviti di 
Obama, intendono eliminarlo. E si fanno precedere da una serie di 
accadimenti funesti, il primo dei quali sarebbe la sciagura di Smolensk.
 «Non appena appreso della tragedia aerea in cui hanno perso la vita il 
presidente polacco Lech Kaczynski e numerosi alti funzionari e esponenti
 delle forze armate, ho lanciato un forte avvertimento sul significato 
di questo sviluppo nell’aumentare la minaccia strategica alla vita del 
Presidente Obama». «Non si tratta di un avvenimento isolato», ha 
dichiarato LaRouche il 10 aprile. «Quando un pilota polacco, un pilota 
militare, a cui e’ stato affidato il governo presidenziale, ignora un 
ordine, un avvertimento dato sul territorio russo sull’atterraggio in 
Russia in determinate condizioni atmosferiche e invece prosegue e alla 
fine tutti muoiono, cio’ da’ da pensare».
«Questo – continua l’economista americano – e’ parte dell’ambiente di
 minacce di morte al presidente Obama. Siamo in una situazione che puo’ 
essere paragonata, internazionalmente, all’assassinio di Kennedy… Quando
 qualcuno vuole assassinare il Presidente degli Stati Uniti, conduce una
 serie di operazioni che creano un’atmosfera di instabilita’, una 
dinamica che consente loro di avere buone possibilita’ di poter 
insabbiare i fatti sui colpevoli». E questo «qualcuno» LaRouche lo 
identifica con gli ex alleati britannici, i quali «sono intenzionati a 
liberarsi di lui, per creare una situazione in cui imporre una vera e 
propria dittatura negli Stati Uniti, eliminando un presidente che ha 
gia’ esaurito tutta la sua utilita’ politica», realizzata attraverso la 
riforma sanitaria, che sarebbe stata ispirata proprio dai grossi gruppi 
dell’industria farmaceutica anglo-britannica, contrapposti ai moloch 
delle assicurazioni private, finora detentori dell’intero sistema.
LE CONFERME DEL PIANO 
Ma lasciamo ora Movisol e il suo dominus, perche’ conferme indirette 
del piano anti-Obama fin qui ipotizzato arrivano da altre fonti. Se 
infatti appare persino scontato il riferimento ai gruppi nazionalisti 
armati (a cominciare dalle “milizie” facenti capo a Mike Vanderboegh), 
meno noti sono alcuni movimenti finanziari speculativi avvenuti intorno 
al disastro delle “Torri gemelle del mare”, vale a dire la colossale 
falla di greggio nell’oceano causata dalla British Petroleum, che ha 
provocato, fra i suoi primi effetti, il crollo verticale di una 
popolarita’ e di un consenso – quali quelli di Obama – fino ad allora 
inespugnabili. Ma anche stavolta c’era stato “chi” aveva gia’ previsto 
tutto. E non si trattava del “solito” LaRouche. Se guardiamo i repentini
 passaggi nell’azionariato di BP al 31 marzo di quest’anno – cioe’ alla 
vigilia dell’incidente – una circostanza salta subito agli occhi: la 
banca d’affari americana Goldman Sachs si era appena “liberata” della 
bellezza di 4.680.822 azioni della societa’ petrolifera britannica, fino
 a quel momento date per solide, realizzando un controvalore pari a 250 
milioni di dollari. Se le avesse tenute, oggi avrebbe perso il 36% del 
loro valore. 
E sempre a meta’ marzo – come fa notare l’analista economico Mauro 
Bottarelli – il sito di ricerche di mercato Morningstar, a proposito del
 titolo BP, avvertiva: «Spaccature causate da limiti ambientali e 
operativi potrebbero ulteriormente limitare il potenziale di guadagno». 
«Che quell’incidente sarebbe accaduto – spiega Bottarelli – lo si sapeva
 da mesi e mesi, era questione di tempo. Anzi, di timing visto che le 
implicazioni sono anche – e forse soprattutto – economche e finanziarie:
 prima delle quali, uccidere Bp, renderla scalabile e ottenere a prezzo 
di saldo le sue attivita’ estrattive». Con una “chicca” finale: ad 
effettuare le attivita’ estrattive sulla maledetta piattaforma del Golfo
 del Messico non c’era solo British Petroleum, ma una terna di imprese 
comprendente anche Transocean e soprattutto, quale esecutore materiale 
dei lavori di trivellazione, la corazzata Halliburton di area George 
Bush (tramite il suo presidente Dick Cheney). Vale a dire proprio coloro
 che avevano interesse a far affondare, nella marea nera che ha 
devastato il Golfo del Messico, il pericoloso e democraticissimo Barack 
Obama. 
BILDERBERG IN CAMPO
Contro quelli come Obama, del resto, le forze neocon del pianeta (non
 quelle ideologizzate, ma i detentori delle leve del potere 
finanziario), sono all’opera praticamente da sempre. E il progetto del 
NWO (New World Order) trova ogni volta nuove, sofisticate forme di 
attuazione in occasione dei super segreti summit dei Bilderberg, 
l’e'lite oligarchica mondiale che programma a tavolino i destini dei 
cinque continenti, servendosi della propaganda ad effetto mediatico 
messa a punto con mesi e talvolta anni di anticipo insieme ai direttori 
ed editori delle principali testate internazionali, tutti regolarmente 
presenti ai vertici della “Cupola”. All’appuntamento 2010 che si e’ 
tenuto dal 3 al 6 giugno nel sontuoso Hotel Dulces a Sitges, localita’ 
turistica poco distante da Barcellona, i leader dei colossi editoriali 
erano numerosi e tutti molto influenti: cominciamo proprio da un 
italiano, l’amministratore delegato Telecom Franco Bernabe’. Con lui, 
l’AD di Europe 1, il francese Alexandre Bompard, l’editore 
dell’austriaco Der Standard Oscar Bronner, il numero uno della 
Washington Post Company Donald Graham. E ancora, John Micklethwait, 
editore dell’Economist, Matthias Nass, delegato dalla propieta’ di Die 
Zeit, Denis Oliviennes a nome dell’azionariato de Le Nouvel Observateur,
 Martin Wolf, editore associato ed analista del Financial Times, oltre a
 Vendeline Bredow ed Edward McBride, corrispondenti dell’Economist ed 
unici due giornalisti ammessi, ma solo per una sorta di ufficio stampa 
del summit. 
Una copertura dell’informazione, insomma, a prova di bomba. Cosi’ 
come blindati sono stati i varchi terrestri ed aerei della location per 
l’intera durata della tre giorni. Fra gli altri italiani – assente per 
impegni governativi l’altrimenti assiduo Giulio Tremonti – c’erano gli 
immancabili Romano Prodi, Tommaso Padoa Schioppa (quest’ultimo elencato 
fra gli ospiti ufficiali in veste di presidente di Notre Europe, 
aderente alla UE, ma in realta’ reso ancor piu’ influente dalla recente 
investitura al vertice della finanziaria d’affari sovranazionale 
Promontory); e poi John Elkan e il governatore di Bankitalia Mario 
Draghi, altro habitue’ dei Bilderberg. Le uniche indiscrezioni 
riguardanti i punti strategici sul tappeto quest’anno filtrano 
attraverso Charles Skelton del Guardian, una vita alle calcagna dei 
padroni occulti del potere. In estrema sintesi, fra gli obiettivi da 
annientare ci sarebbero ora tutti gli appartenenti alla middle class, 
che gli oligarchi considerano «una minaccia» ai loro ordini del giorno, 
anche per le nuove consapevolezze diffuse proprio in questo ceto 
attraverso la rete. A maggio, nel corso del Consiglio per le Relazioni 
Estere a Montreal, uno fra i “padri” di Bilderberg, Zbigniew Brzezinski,
 aveva messo in guardia i partner dai pericoli del «risveglio politico 
globale», autentico ostacolo per i fautori del governo mondiale.
Una classe media da sradicare, dunque, abbassando il tenore di vita e
 favorendo lo scivolamento al di sotto delle soglie di poverta’. Fin 
qui, pare che non si tratti di un obiettivo remoto, dal momento che la 
crisi finanziaria sta provvedendo, giorno dopo giorno, a centrarlo in 
pieno. Per portarlo a compimento, secondo il rapporto di Skelton, i 
fautori del NWO stanno programmando «opportuni sistemi per indebolire il
 tenore di vita delle popolazioni, introducendo tasse piu’ elevate, 
misure di austerita’ o prelievi fiscali sulla CO2 emessa». Un “cuore 
verde” spuntato all’improvviso? Tutt’altro, come ben sa chi conosce il 
presidente emerito del Wwf: sua maesta’ Filippo di Edimburgo, consorte 
di Queen Elisabeth. «Attraverso la promessa “di una rivoluzione 
postindustriale”, alleata con “un’economia verde” – incalza Skelton – in
 realta’ risulteranno paralizzate le economie una volta prospere e la 
popolazione mondiale diventera’ povera al punto che la principale 
preoccupazione non sara’ piu’ quella di protestare contro la riunione di
 200 elitari presso una localita’ di villeggiatura di lusso, ma quella 
di come arrivare alla fine del mese». Altro scopo che puo’ decisamente 
dirsi gia’ a buon punto.
Il 3 giugno scorso, dinanzi al Parlamentro europeo, lo storico Daniel
 Estulin e’ stato ancor piu’ esplicito: «L’idea dietro ognuna di queste 
riunioni Bilderberg e’ di creare quello che loro stessi chiamano 
“L’aristocrazia del proposito”, sul modo migliore per gestire il pianeta
 tra le e’lite dell’Europa e del Nord America».
In altre parole, «la creazione di una rete di enormi cartelli, piu’ potente di qualsiasi nazione sulla Terra, destinata a controllare i bisogni vitali del resto dell’umanita’, ovviamente dal loro punto di vista privilegiato, per il bene di noi tutti, la classe inferiore o “The Great Unwashed”, come loro ci definiscono».
In altre parole, «la creazione di una rete di enormi cartelli, piu’ potente di qualsiasi nazione sulla Terra, destinata a controllare i bisogni vitali del resto dell’umanita’, ovviamente dal loro punto di vista privilegiato, per il bene di noi tutti, la classe inferiore o “The Great Unwashed”, come loro ci definiscono».
Rita Pennarola
Fonte: www.lavocedellevoci.it
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=312
4.07.2010

 
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