lunedì 7 maggio 2012

IL MISTERO DELLA TOMBA DI EZZELINO

Ezzelino III da Romano
Ezzelino III da Romano è un personaggio ormai ben conosciuto dal grande pubblico, anche grazie alla recente mostra organizzata a Bassano che ha notevolmente contribuito ad informare in modo obiettivo la popolazione sulle vicende storiche della Marca Trevigiana durante quel delicato periodo che vide la famiglia degli Ezzelini dominare le nostre terre.
È altresì ben noto – in particolare tra le popolazioni del pedemonte – che attorno alla figura d’Ezzelino circolano da secoli numerose leggende, alcune delle quali sembrano basarsi su fatti reali, perlopiù alimentate dalla scarsa conoscenza storica del personaggio. Non v’è dubbio che molti dei miti sul noto esponente dei da Romano furono creati ad arte dai suoi detrattori, tant’è che ancor oggi gli storici incontrano numerose difficoltà a discernere il vero dal falso mentre esaminano documenti e cronache coeve o successive alla caduta d’Ezzelino.
Tra i vari misteri che ancora permangono sullo storico condottiero ve n’è uno meritevole d’esser svelato: dove si trova esattamente la sepoltura d’Ezzelino? Per noi, che abbiamo visto i luoghi ov’egli nacque, ove combatté per i suoi ideali, ove creò orrende prigioni, sarebbe quasi un obbligo poter visitare il luogo ov’egli riposa in modo da poter onorare le mortali spoglie di un così illustre conterraneo.


Le cronache del tempo ci illustrano – seppur con una certa discordanza – gli ultimi giorni d’Ezzelino. Sappiamo che egli ammassò un enorme esercito a Brescia con lo scopo di conquistare Milano. Per far questo egli aveva escogitato un piano: il suo esercito avrebbe devastato la campagna lombarda al fine di costringere le truppe milanesi ad uscire dalla città; subito dopo, aggirando quest’ultime, egli sarebbe entrato in Milano grazie al tradimento di alcuni cittadini, i quali avrebbero aperto le porte della città priva di guarnigione. Il piano di Ezzelino sembrava perfetto, sennonché egli fu tradito a sua volta e, giunto di fronte a Milano trovò le porte chiuse, mentre l’esercito dei crociati guelfi stava sopraggiungendo alle sue spalle.
Tentò una frettolosa ritirata verso il ponte di Cassano d’Adda, ma anche questo era già stato sbarrato dalle truppe dei suoi ex-alleati Oberto Pelavicino e Buoso da Dovara, e del suo antico nemico Azzo d’Este. La mischia divenne furibonda, ed Ezzelino fu ferito da una quadrella – micidiale freccia di balestra – che gli recise i legamenti del piede.
Vedendolo mancare, le sue truppe ebbero uno sbandamento, ma egli riuscì a inquadrarle di nuovo e a far loro passare il fiume a guado nei pressi di Vaprio, raggiungendo così il bergamasco.
Questa mossa gli servi però a poco: appena passato il fiume …furono visti i Lombardi, e gli abitanti presso l’Adda, e oltre, cavalieri e fanti, tutti pronti a raggiungere il luogo ove si trovava Ezzelino, come si trattasse del punto medio della Terra, che i filosofi chiamano Centro… (Cronaca di Rolandino).
L’esercito di Ezzelino, circondato da crociati, cremonesi, estensi, lombardi e milanesi, ingaggiò una furiosa battaglia che si protrasse per ore. Alla fine Ezzelino fu ferito al capo e fatto prigioniero, cosa che provocò il definitivo sbandamento delle sue truppe.
A questo punto le cronache diventano discordanti nell’attribuire i meriti della cattura del fino ad allora imbattuto condottiero: c’è chi l’attribuisce al bresciano Mozzoldo de’ Lavelonghi (riportata dal Cantù), chi allo stesso Buoso da Dovara (Pietro Zagata), e chi lo vuole ferito in singolar tenzone da Giovanni de’ Trucazzano, capitano delle truppe soncinesi (Baris).
Di fatto, il prigioniero fu condotto a Soncino ove furono ad egli affidati i migliori medici ed un servitore, così come conveniva ad una persona del suo rango. Ezzelino però, ferito più nell’orgoglio che nel fisico, rifiutò le cure mediche e morì undici giorni dopo a causa di una setticemia provocata dalla ferita al piede sinistro. Era mercoledì 8 ottobre 1259. Da allora, ogni mercoledì mattina – alle 9,15 – la campana della Torre Civica di Soncino suona un rintocco a commemorazione della sua morte.
Ezzelino venne sepolto a Soncino, come ricorda la cronaca dello Smereglo citando l’irriverente verso coniato dai sostenitori della parte guelfa: Terra Sunzini tumulus canis est Ecelini/Quem lacerant Manes, tartareique canes, ovvero Nella terra di Soncino v’è il tumulo di quel can d’Ezzelino/il quale è lacerato dai Mani e dai tartarici cani.
Queste frasi dettero forse spunto alla diceria secondo la quale il corpo d’Ezzelino fu sepolto a terra ai piedi della torre del palazzo comunale, cosa questa non vera poiché le cronache lombarde affermano concordi che l’illustre condottiero venne inumato all’interno di un’arca marmorea con tanto di lapide. Il soncinese Fieschi – scrivendo due secoli dopo – cita pure il testo di questa iscrizione sepolcrale: Clauditur hoc gelido quondam sub marmore terror/Italie, de Romano cognomine clarus/Eccelinus, quem prostravit Soncinea virtus/Menia testantur coedis Cassana ruinam (Sotto questo freddo marmo è racchiuso colui che un tempo fu il terrore dell’Italia: il famoso Ezzelino da Romano, abbattuto dal valore soncinese. Le mura di Cassano testimoniano la sua rovinosa sconfitta).
Sappiamo per certo che nel 1311 – in occasione della visita a Soncino dell’Imperatore Enrico VII – la tomba esisteva ancora, anche se il cronista non ce ne dà l’esatta ubicazione. Poi, l’arca scompare…
La misteriosa scomparsa della tomba d’Ezzelino (alla quale, guardacaso, sarebbe legato un tesoro) ha probabilmente dato origine a parte delle numerose leggende che vogliono il suo spirito inquieto vagare per le nostre contrade.
Un tentativo di ritrovare la misteriosa sepoltura fu effettuato nel 1731 dallo studioso P. M. Tassoni, ma egli non ne trovò il menomo segno, anche se questi riportava una notizia risalente a quindici anni prima secondo la quale, nei pressi della chiesa di San Bernardino, venne ritrovato un sepolcro con dentro un corpo di ossatura smisurata, e chi dice vi fosse una lapide con caratteri e chi dice di no.
Ci riprovò, un secolo più tardi, padre Paolo Ceruti, ex priore di San Giacomo, perlustrando il giardino dell’Arcipretura ed il sottoscala del Palazzo Comunale, ma pure questa ricerca si concluse con esito negativo.
Gli studiosi odierni tuttavia favoriscono l’ipotesi che vuole l’arca situata nel palazzo comunale di Soncino, posita al di sotto della scala – ora non più esistente – che dava verso la chiesa di S. Maria della Pieve.
Dello stesso parere dovevano essere i soncinesi di fine ottocento, almeno coloro che fecero affiggere nella parete nord del palazzo l’iscrizione lapidea tuttora ben leggibile, la quale recita: QVI SOTTO GLI ARCHI DEL DISTRVTTO PALAGIO/OVE VN TEMPO EBBE SEDE IL COMVNE/FV SEPOLTO EZZELINO VICARIO IMPERIALE/FERITO E FATTO PRIGIONE/ALLA BATTAGLIA DELL’ADDA/IL XVI SETTEMBRE MCCLIX/DA GIOVANNI TVRCAZZANO/CONDOTTIERO DEI MILITI SONCINESI/CHE IN QVELLA MEMORANDA GIORNATA/FVGARONO LE AGGVERRITE INSEGNE TEVTONICHE.
L’antico palazzo comunale è stato oggetto di ristrutturazione non molti anni orsono. In quell’occasione furono inspiegabilmente tolti dalla facciata i due ferri – citati dal Brentari e collocati ad un’altezza di m. 2,72 il primo e 4,18 il secondo – che testimoniavano, secondo una leggenda locale, la smisurata statura di Ezzelino rispettivamente in piedi, e a cavallo.
Lo storico locale Ermete Rossi c’informa che durante i lavori furono pure ritrovate delle ossa sotto al pavimento, proprio nei pressi della citata lapide. Queste ossa, come sovente accade per non rallentare i lavori, vennero – a detta del Rossi – affrettatamente dichiarate resti di un improvvido animale. Tuttavia, – conclude lo storico – come può non avvilire la pur minima probabilità che una discarica d’inerti accolga in un sudario di plastica nera i miseri resti del discusso signore di Bassano?
Auspicando che le ossa ritrovate non fossero proprio quelle del nostro Ezzelino, rivolgiamo un invito ai lettori: appena vi è possibile raggiungete Soncino e visitate il luogo ove il nostro famoso conterraneo riposa.
Ezzelino sarebbe fiero di ricevere la visita di così tanti discendenti dei suoi fedelissimi pedemontani, ed il suo inquieto spirito cesserebbe sicuramente di molestare le vostre passeggiate notturne nelle campagne bassanesi.
Ed in seguito, coloro che sono affamati di storia medievale potranno trovare in questo bellissimo borgo pane per i loro denti visitando la Rocca Sforzesca, percorribile interamente dai sotterranei agli spalti, o facendo una capatina alla Casa degli Stampatori ove una simpatica guida con una mirabile loquela vi illustrerà in un’incessante spiegazione su come da quel luogo sia uscita la prima Bibbia in ebraico stampata in Italia.
E ancora, dopo aver visionato la Pieve di Santa Maria Assunta dall’inconfondibile stile lombardo, e la Chiesa di San Bernardino dal caratteristico campanile ettagonale e pendente, il visitatore potrà ristorare le sue affaticate membra all’ombra recandosi nel vicino Parco del Tinazzo, sempreché esso non voglia continuare con una visita ad una parte dei sotterranei cittadini, mantenuti e curati dall’Associazione Castrum Soncini.
E, per coloro che ancora nutrissero qualche timore dopo la lettura di quanto scritto più sopra, possiamo tranquillamente assicurare che, nella loro visita a Soncino, non avranno modo di imbattersi – con buona pace dello Smereglo – né negli antichi dèi Mani, né nei Tartarici cani!
Tratto da: “Giornale di Vicenza” del 18 aprile 2002

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