Il famoso pubblicista argentino Abel Basti, salito alla ribalta
mondiale per le sue sensazionali ricerche sulla storia del nazismo, nel
suo ultimo libro sostiene che dopo il maggio del 1945 per lunghi anni
Adolf Hitler ed Eva Braun si nascosero in Argentina. Nella sua ultima
opera intitolata “Hitler in Argentina”, Basti riporta dichiarazioni di
testimoni oculari i quali asseriscono di essersi incontrati con il
Fuhrer in diverse parti del mondo, citando tra l’altro un documento
segreto dell’FBI che conferma tale versione.
Secondo Basti, tra il luglio e l’agosto del 1945 Adolf Hilter,
accompagnato da non piu’ di sette persone, tra le quali Eva Braun,
giunse a bordo di un sommergibile tedesco scortato da altri due nella
piccola baia di Caleta de Los Loros, nella provincia meridionale del Rio
Negro, dopodiche’ tutti e tre i sommergibili vennero affondati.
“Grazie all’ausilio di apparature speciali, in quest’angolo della
costa della Patagonia siamo riusciti a registrare la presenza di tre
sommergibili tedeschi a 30 metri di profondita’, l’affondamento dei
quali non viene menzionato in nessun archivio ne’ della Marina ne’ del
ministero della Difesa argentini, e tale scoperta sta a testimoniare il
fatto che, durante la Seconda guerra mondiale, i sommergibili tedeschi
facevano regolarmente il loro ingresso nelle acque territoriali
argentine”, scrive Basti.
In seguito, sempre secondo Basti, Hilter ed Eva Braun intrapresero un
viaggio in precedenza programmato dai capi nazisti Bormann, Mengele ed
Eichmann, attraverso le province di Cordoba, Buenos Aires, Mendoza e La
Rioja. Il capo del Terzo Reich e la sua fedele compagna alloggiarono a
lungo in una fattoria nel villaggio di La Angostura, di appartenenza
all’epoca all’imprenditore Jorge Antonio, uno dei fedelissimi del
dittatore argentino Juan Peron.
Nelle pagine del suo ultimo libro, Abel Basti riporta numerose
testimonianza al fine di convincere i lettori che Hitler e la Braun
intrapresero effettivamente il loro viaggio lungo l’itinerario
precedentemente descritto e che si nascondessero proprio nei luoghi che
vengono menzionati nel libro.
“In un piccolo villaggio della provincia di Cordoba chiamato La
Falda, da molto tempo vivevano Walter e Ida Eickhorn, meglio conosciuti
come i principali agenti del Terzo Reich in Sudamerica. Nella loro casa
per lunghi anni lavoro’ la domestica Catalina Gamero, tuttora in vita e
dalla buona memoria. Proprio lei mi ha raccontato che nel 1949 serviva
Hitler in un piccolo albergo di proprieta’ degli Eickhorn, i quali
chiamavano il Fuhrer con l’appellativo di “cugino”. Hitler alloggio’ in
tutto un paio di giorni nel piccolo albergo per poi trasferirsi nella
nuova casa appena costruita dai coniugi sulla collina Pan de Asucar.
Inoltre e’ stata conservata la corrispondenza relativa a quegli anni tra
gli Eickhorn ed il loro “cugino”, nonche’ alcune fotografie che li
ritraggono assieme”, scrive Basti.
l libro vengono altresi’ riportate dichiarazioni rilasciate all’epoca
dal giardiniere dei coniugi Eickhorn, agente infiltrato dell’FBI,
secondo il quale, dopo il maggio del 1945, i due agenti nazisti in
Sudamerica si preparavano ferventemente ad accogliere il Fuhrer in
Argentina.
Secondo Abel Basti, esistono inoltre prove inconfutabili relative ad
un incontro avvenuto fra Hitler ed il dittatore croato Ante Pavelic a
Mar del Plata, citta’ non lontana dalla capitale argentina Buenos Aires.
Da parte sua, la domestica Catalina Gamero sostiene che il “cugino”
telefono’ regolarmente ai coniugi sino al 1964, anno in cui mori’ Ida
Eickhorn. Come e’ di regola nelle case dei ricchi, i padroni di casa
raramente rispondevano direttamente alle telefonate: la cornetta veniva
solitamente alzata proprio da Catalina, la quale ogni volta riconosceva
la caratteristica voce del “cugino”.
Secondo Basti, inoltre, verso la meta’ degli anni ’60, Hitler si
trasferi’ nel vicino Paraguay sotto la protezione del dittatore Alfredo
Strenser, noto per il suo fanatismo nei confronti del capo del Terzo
Reich ed il relativo “nuovo ordine”.
Non e’ la prima volta che Basti sostiene che Hitler non sia morto a
Berlino il 30 aprile 1945, come e’ unanimemente risaputo. In precedenza,
esattamente due anni fa, lo scrittore argentino aveva pubblicato un
“itinerario dei luoghi di memoria dei nazisti” in Patagonia e lungo le
vicine Ande. E proprio il fatto che il Fuhrer ed Eva Braun siano
riusciti a giungere sino alle rive dell’Argentina a bordo di un
sommergibile tedesco ha provocato un vero e proprio aggiotaggio nei
confronti dei turisti e tutt’attorno alla villa a due piani a Bariloch
nella quale, secondo la pubblicazione di Basti viveva il leader nazista,
si aggirano in continuazione curiosi turisti.
La morte di Hitler sin dal 1945 rappresenta un vero e proprio caso
per gli storici e praticamente ogni anno fanno la loro comparsa nuovi
fatti documentali secondo i quali il Fuhrer non si sarebbe suicidato il
30 aprile 1945 nel bunker di Berlino assediato dall’Armata Rossa. A
questo proposito lo storico paraguaiano Mariano Liano, il quale appoggia
in pieno la tesi di Basti, ha recentemente scritto un libro intitolato
“Hitler. I nazisti in Paraguay”.
Anche in Russia dubitano fortemente della presunta morte di Hitler.
Ad esempio nel 2003 lo scrittore Leon Arbatskij nel suo libro “L’ultimo
segreto del Reich”, sosteneva che al posto del cadavere di Hitler dal
bunker di Berlino venne portato fuori quello di un suo sosia. E a questo
proposito va sottolineato il fatto che anche il primo ministro inglese
dell’epoca, Clement Attlee, sosteneva che Hitler fosse vivo, cosa che
dichiaro’ pubblicamente nel corso della conferenza di Potsdam tenutasi
nel giugno del 1945.
Fonte: Vzglyad
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